Sul Nulla
EX NIHILO OMNIA di Piergiorgio Odifreddi - Aprile 1997
1. Il silenzio dell'arte
L'arte è un mezzo per esprimere ciò che si sente: poichè in condizioni dapprima
eccezionali, e poi sempre più comuni, il sentire di alcune `civiltà' è l'alienazione,
il nulla ha acquistato un ruolo consistente nelle loro rappresentazioni artistiche.
Parole
La prima apparizione letteraria del nulla è forse nel libro ix dell'Odissea:
dopo essere rimasto intrappolato nella grotta di Polifemo con i suoi compagni,
Ulisse (Odisseus: OdnsseuV) dice astutamente al ciclope di chiamarsi Nessuno
(Oudeis: OudeiV),1 e lo acceca; quando gli altri ciclopi accorrono alle urla di
Polifemo e gli domandano se abbia bisogno di aiuto, egli risponde che Nessuno gli
sta facendo del male; l'equivoco impedisce loro di aiutarlo, e permette invece ad
Ulisse di attendere l'occasione propizia per fuggire.
In seguito il nulla divenne una costante di riferimento della letteratura tragica:
dai classici greci che lo subirono nell'amaro destino, ai romantici ottocenteschi
che lo corteggiarono con nostalgica malinconia. In casa nostra un campione di
questo atteggiamento fu Giacomo Leopardi, nel cui canto Ad Angelo Mai il nulla
affiora come immagine universale: della condizione umana (``a noi presso la culla,
immoto siede, e su la tomba, il nulla', 74-75), della conoscenza ('discoprendo,
solo il nulla s'accresce', 99-100), e della realtà stessa ('ombra reale e salda
ti parve il nulla', 130-132). E sul tema egli ritornò frequentemente, da
La ginestra ('questo globo ove l'uomo è nulla', 172-173) allo Zibaldone
('il principio delle cose, e di Dio stesso, è il nulla'; 'tutto è nulla al mondo,
anche la mia disperazione'; 'è un nulla anche questo mio dolore').
Nella direzione opposta alla tragicità, i nonsense di Lewis Carroll mostrano invece
come il nulla possa avere effetti comici devastanti. In Alice nel paese delle
meraviglie ad Alice viene offerto del vino inesistente; il gatto del Cheshire svanisce lentamente, fino a che non ne rimane nulla se non il ghigno; e la regina pretende che si decapiti la testa del gatto, benchè essa non abbia un corpo. In Attraverso lo specchio dapprima il Re Bianco si stupisce che Alice abbia la vista così buona da riuscire a vedere che nessuno è in arrivo; e quando il messaggero arriva senza aver superato nessuno, il re conferma che questi è stato visto anche da Alice, e deduce che nessuno cammina più lento del messaggero, altrimenti sarebbe arrivato prima di lui.
Passando dal nulla stesso alle sue metafore, la più nota è certo il nichilismo:
un termine inizialmente introdotto nel 1862 da Turgenev in Padri e figli, per indicare
il rifiuto radicale dei valori stabiliti che caratterizza il conflitto generazionale.
Detto dai padri, biologici o spirituali, 'siete tutti nichilisti' significa dunque:
'non rispettate nulla' (beninteso, 'di ciò che noi rispettiamo'). Raccontato
dai letterati, il nichilismo raggiunse il suo apice nell'ottocento nei romanzi di
Dostoievski, in particolare negli atteggiamenti di personaggi quali Raskolnikov
in Delitto e castigo, Stavrogin nei Demoni, e Ivan nei Fratelli Karamazov.
Nel novecento il nichilismo letterario subì poi varie metamorfosi, dalla
1generazione perduta' di Gertrude Stein alla 'gioventù bruciata' di James Dean,
per culminare infine nella letteratura esistenzialista francese dell'ultimo dopoguerra,
da La nausea di Jean Paul Sartre a Lo straniero di Albert Camus.
Un altra metafora quasi scontata del nulla è il tema dell' assenza: e le opere
che parlano di qualcuno che non c'è o non arriva abbondano, dai Sei personaggi
in cerca di autore di Luigi Pirandello all'Aspettando Godot di Samuel Beckett.
Altrettanto immediata è la metafora dell'ombra : dalla Storia straordinaria di
Peter Schlemihl di Adelbert von Chamisso, del 1812, a Peter Pan e Wendy di
James Matthew Barrie, del 1911, sino al film Luna e l'altra di Maurizio
Nichetti, del 1997, si narrano le avventure di ombre che si staccano dai
rispettivi corpi e acquistano vita propria.
Una terza ovvia metafora del nulla è il buco. Nell'era elisabettiana con 'nulla'
si intendeva più precisamente quel buco primordiale e prototipale che è la vagina:
il che permise allora a William Shakespeare di descrivere le tresche amorose come
Tanto rumore per nulla , e permette a noi ora di annettere ai discorsi sul nulla
buona parte della letteratura mondiale. Rimanendo però più sul letterale, come
opere sui buchi si possono citare: Il tunnel di Dürrenmatt, del 1952;
Yellow submarine di George Dunning, del 1968, che è il viaggio dei Beatles
nel mare dei buchi; e Chi ha incastrato Roger Rabbit di Robert Zemeckis, del
1982 (in entrambi i film al momento opportuno dei buchi vengono estratti da una
tasca provvidenziale, e applicati al muro per permettere la fuga in situazioni
disperate). Se però assenze, ombre e buchi sono metafore letterarie del nulla,
solo il silenzio ne è la realizzazione letterale. Il silenzio della mente è stato
elogiato da Socrate ('tutto ciò che so è che non si può sapere nulla') e da
Chuang Tzu ('il vero sapere è sapere che ci sono cose che non si possono sapere').
Al silenzio della bocca hanno invece incitato memorabilmente Lao Tze con il
'chi sa non parla, chi parla non sa' (Tao Tze Ching , lxxxi),
e Wittgenstein con il 'su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere'
(Tractatus , 7). Quest'ultimo era però già stato anticipato e superato nel 1786
da Lorenzo da Ponte, librettista delle Nozze di Figaro : di fronte all'accusa di
essersi ispirato ad un'opera di Beaumarchais bandita dalla corte, egli si era
infatti giustificato sostenendo che 'su ciò di cui non si può parlare, si può cantare',
suggerendo che le limitazioni del linguaggio possono essere superate da una sua
estensione quale il canto, che non è solo linguaggio (essendo anche musica).
Una realizzazione pratica del silenzio può essere l'opera letteraria non stampata,
non terminata o addirittura non scritta, di cui esistono svariati esempi:
i grandi profeti, da Socrate a Cristo, hanno solo parlato; il famoso secondo
libro della Poetica di Aristotele forse non è mai stato scritto; libri certamente
mai scritti sono stati recensiti da Jorge Luis Borges in Finzioni, e da
Stanislav Lem in Vuoto perfetto; Marcel Bénabou ha analizzato la sua inesistente
produzione in Perchè non ho scritto nessuno dei miei libri, di cui viene detto e
ripetuto che non è un libro; Suburbia, di Paul Fournel, è un'opera completa
di prefazione, introduzione, note, postfazione, indice ed errata corrige,
ma non di testo; gli ultimi due capitoli, il xviii e il xix, del Tristam Shandy
di Laurence Sterne consistono di fogli bianchi, così come il Saggio sul
silenzio di Elbert Hubbard, la monografia Serpenti delle Hawaii dello Zoo di Honolulu,
e il The circthing book che viene venduto negli Stati Uniti.
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