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Un uomo senza nome ritrova in luoghi differenti (un foglio dentro la Bibbia, uno scritto sulle pareti
di un faro, ecc.) una serie di messaggi scritti da un fantomatico Lui che lo mettono di fronte al suo
passato e al suo presente costringendolo a ricercare una sua identità futura migliore di quella attuale.
Questo continuo ritrovarsi e vivere questi accadimenti sembrerà aver termine solo quando, scrivendo e
riscrivendo ciò che egli chiama il Diario, sotto forma di pietre appartenenti a una casa diroccata,
verrà buttato via. L'incontro con Lui si rivela fatale e gira il romanzo - fino ad allora una chiara
narrazione creativa - in qualcosa di completamente inaspettato e ambizioso.
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"L'uomo manoscritto"
parla di letteratura e della scrittura come una necessità vitale, come un modo per reinventare se stessi;
un viaggio attraverso la scrittura per cambiare. Ne "L'uomo manoscritto", Baixauli invita il lettore
a partecipare a un gioco letterario del gatto col topo. A un certo punto, il narratore dice:
"Mi piace il finale aperto, con i lettori... abbandonati dallo scrittore, dipendenti da se stessi",
e opportunamente il romanzo si conclude con un ritorno all'inizio, con un incontro con Lui in un futuro
non troppo lontano. Coloro che vorranno giocare, troveranno questo romanzo una lettura impegnativa ma
alla fine gratificante.
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